in secondo luogo, ogni reato costringe il colpevole a risarcire i danni causati alla vittima oppure a restituire quanto ingiustamente sottratto.
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Detto in parole semplici, il bene confiscato non viene più restituito: se non viene proprio distrutto, esso viene acquisito a titolo definitivo dallo Stato.
Il nostro codice di procedura penale disciplina tre diversi tipi di sequestro: il sequestro probatorio, il sequestro preventivo
Contro il provvedimento che dispone il sequestro preventivo è possibile fare ricorso al tribunale del riesame [five]. La persona legittimata non è soltanto l’indagato o l’imputato, ma anche colei che, pur non rivestendo tale qualità, risulta essere il elezione del domicilio proprietario del bene sequestrato: non poche volte, infatti, le autorità mettono sotto sequestro beni utilizzati dall’autore del crimine, ma di proprietà di terzi.
Il provvedimento inibitorio è inteso, cioè, a stabilire un vincolo di indisponibilità in riferimento a una cosa mobile o immobile il cui uso è ricompreso necessariamente nell’agire vietato dalla legge penale. Ne discende che la misura cautelare in questione va disposta nelle situazioni in cui il non assoggettamento a vincolo della cosa pertinente al reato potrebbe condurre, in pendenza dell’accertamento del reato, non solo al protrarsi del comportamento illecito ovvero alla reiterazione della condotta criminosa, ma anche alla realizzazione di ulteriori pregiudizi quali nuovi effetti offensivi del bene protetto; tali effetti debbono essere connessi con l’imputazione contestata e l’intervento preventivo collegato con le finalità di repressione del reato.
(Fattispecie in cui la Cassazione aveva annullato la misura cautelare reale, demandando al tribunale del riesame di verificare la sussistenza del “fumus” con riguardo alla qualifica soggettiva attribuita al ricorrente rispetto al fatto corruttivo ipotizzato, nonché la conformità della misura cautelare rispetto ai principi di proporzionalità ed adeguatezza).
p.p., possa coincidere con la mera confiscabilità del bene, le Sezioni unite hanno provveduto a delineare il contenuto dell’onere motivazionale, riconosciuto in capo al giudice della cautela.
In tema di sequestro preventivo la verifica delle condizioni di legittimità della misura cautelare non può tradursi in una decisione anticipata della questione di merito concernente la responsabilità della persona sottoposta advert indagini in ordine al reato oggetto di investigazione, ma deve limitarsi al controllo di compatibilità tra la fattispecie concreta e quella legale; non è necessario quindi valutare la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e la loro gravità, ma è sufficiente che sussista il fumus commissi delicti, vale a dire l’astratta sussumibilità in una determinata ipotesi di reato del fatto contestato.
Il giudice è obbligato ad adottare un’ordinanza di sequestro preventivo quando, ai sensi del primo comma dell’articolo 321 del codice di procedura penale,
Contro il provvedimento che dispone il sequestro conservativo dei suoi beni l’indagato/imputato può proporre riesame; si tratta di un’impugnazione da proporsi direttamente al tribunale [3].
L’applicazione del sequestro preventivo è rimessa alla discrezionalità dell’autorità giudiziaria (pubblico ministero, giudice delle indagini preliminari o giudice del dibattimento), ma nei casi di urgenza la misura può essere applicata dalla polizia giudiziaria, e successivamente convalidata del giudice.
La finalità del sequestro conservativo è quella di assicurare l’esecuzione della sentenza che potrebbe venire emessa; tale istituto è disciplinato dagli artt. 316 c.p.p. e ss.
, è altresì imposta – sempre advertisement avviso del Collegio – dal necessario rispetto del principio di proporzionalità cui la stessa giurisprudenza di legittimità ha già ritenuto di doversi conformare in ipotesi di compressione del diritto di proprietà finalizzata al sequestro probatorio. In particolare, la Corte rinvia a thanks precedenti arresti, emessi sempre a Sezioni unite[six], con i quali aveva ribadito che il sequestro – in quanto idoneo a limitare il libero esercizio di diritti costituzionalmente garantiti – deve essere disposto solo in via residuale, in assenza di substitute ugualmente efficaci ma meno invasive.